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IL RACCONTO DEI MITI FA BENE ALLO SPIRITO

05-12-2020 12:23

Sergio Gnudi

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IL RACCONTO DEI MITI FA BENE ALLO SPIRITO

Scrivere per l’oggi un mondo di ieri

Lasciarsi trasportare dalle emozioni, confondersi nell’infinito dei sentimenti, perdersi
nell’immaginario mondo della leggenda

 

Chi non ricorda l’immagine di Fetonte che colpito dalla saetta di Zeus precipita nel fiume con il carro del padre? Chi non ricorda la disperazione di Dedalo quando il proprio figlio amatissimo sprofonda nel mare dopo essersi avvicinato troppo al calore del sole?


Lo spasimo dell’uomo verso conoscenza e lo sforzi di abbandonare l’ignoranza passa proprio
attraverso questo. La letteratura rappresenta appieno nella storia delle storie il tentativo di liberarsi delle catene come il teatro grida l’autonomia dell’umanità dalle forze che vogliono condurla. E nella sua lotta la ricerca del sapere si confronta e si scontra con la Hybris. E la tracotanza si paga. La pagano Fetonte, Icaro e anche Dedalo.


Ma la ricerca è un tarlo degli umani, la voglia di sapere ci contraddistingue e ci spinge verso
l’ignoto. Come spinse gli Argonauti verso il viaggio, verso la ricerca di nuovo mondi, verso l’inconosciuto. Chi meglio della scrittura, della poesia del teatro può rappresentare questo anelito, che è l’anelito di speranza dell’umana specie?


Ti volti e ti accorgi di quanta poesia c’è nel mondo. Di quanto la nostra vita sia attraversata da questa folata di sublime. E spesso non ce ne accorgiamo. Ecco, questo è l’approccio di cui deve armarsi chi sente raccontare di Eridanea. Questo è l’approccio di chi è curioso di questi strani mondi che vengono narrati, con la penna, con la voce, con i gesti. Che proprio strani non sono. E neppure lontani. E così il tragico tentativo di Fetonte e la sua imperizia non sono altro che il nostro, di noi donne e uomini, sforzo quotidiano di innalzarci, magari avvolti in una favola. E così l’incontro tra Athinas il pastore e il geniale Dedalo, che narra la triste sorte del figlio, ma allo stesso tempo avvicina agli dei lo spasimo dell’uomo di salire verso il cielo. E così quella corale discesa degli Argonauti lungo il grande fiume, ma anche il loro contrasto, ma anche la nascita di nuove famiglie e la ricerca dello sconosciuto non sono forse il nostro anelare alla luna?


Cosa è questo se non poesia, cosa è questo se non l’ambizione di tradurre in sublime, in eterno, la vicenda umana attraverso il mito e il territorio che ci avvolge.

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