Oltre trenta sessioni di registrazione per l’audiolibro
L’idea che sottende all’azione registica è quella di condensare in un concorso di tratti comunicativi le intensità dei differenti linguaggi: ovvero di esercitare una pressione, che un tempo si diceva sinergica, al fine di ottenere un modulo espressivo unico ed originale.
Alla base di ogni movimento sta la conoscenza tecnica del supporto specifico. Ad esempio in un’attività scenica teatrale l’effetto imprescindibile avverrà quando il particolare taglio di luce, la postura degli attori, la taratura sonora, l’ambientazione e tutti gli altri parametri efficaci della messa in scena si combineranno contaminandosi e fondendosi, per raggiungere in un preciso istante la spinta penetrante e maturante un respiro simbiotico nello spettatore. E’ il momento cardine della partecipazione emotiva.
Se questa è la cifra simbolica del mio lavoro che volutamente ho voluto chiamare “sublime” in memoria dell’antico processo letterario, sempre di più con l’esperienza nei diversi ambiti artistici, si incanala verso una ricerca dell’irrepetibile, dell’originale forzatamente e ad oltranza.
Era doverosa questa lunga premessa per testimoniare un esito di realizzazione solamente auditiva.
I paradigmi interpretativi dei singoli interventi attoriali sono stati mirati, attraverso una definita scala cromatica di timbri, toni, sensazioni vocali e quindi monitorati verso autonome percezioni.
Certo che rendere la narrazione articolandone le suggestioni obbliga a supplire alla mancanza degli altri componenti quali il tatto, la vista, l’olfatto.
L’indirizzo evocativo sublima l’immaginario individuale tramite la propria esclusiva capacità di riconoscimento sollecitante.
Facilitato dalla conoscenza dei testi, ma soprattutto dalle intenzioni espressive mi sono convinto della impalpabilità delle forme retoriche appropriate al richiamo dell’attenzione auditiva ed allora ho provato a disgiungere la contingenza illusoria della interpretazione, elevando la visione mentale dallo scorrere narrativo con un distacco di spazio e di tempo, come in un affresco universale, appunto indefinito quanto etereo.
Per sottolineare la struttura recitativa si sono debitamente “normalizzati” i brani di presentazione.